Bosco di querce da sughero di Santo Pietro tra natura, storia e arte
Miti e riti di un territorio
L’area del bosco di Santo Pietro, da un decennio Riserva Naturale, offre ai visitatori un paesaggio vario: numerosi sentieri e angoli di rigogliosa vegetazione conservano intatta la loro biodiversità e l’originaria bellezza. Questi oltre 30.000 ettari di terra, un tempo appartenuti all’immensa baronia di Fatanismo, o Fetanasim, vennero ceduti, per quarantamila tarì, dal re Ruggero alla città di Caltagirone, come ricompensa per la fedeltà dimostrata dai sudditi nella battaglia contro i Saraceni. Fu allora che la popolazione cominciò a far fruttare queste terre e a trarre dal bosco le risorse necessarie per la sopravvivenza. Oltre alla legna da ardere e alla pietra usata per la costruzione, gli antichi artigiani calatini usavano il sughero ricavato dalle maestose querce per realizzare manufatti. Così, nel corso dei secoli, nella città di Caltagirone maturano mestieri di pregiato artigianato. Tra questi, la lavorazione della ceramica. L’attuale Museo della ceramica testimonia la produzione di vasellame e oggetti fin dalla Preistoria e dal periodo greco. Ma è soprattutto durante la dominazione araba che i maestri vasai acquisirono tecniche e motivi decorativi che, ancora oggi, fanno di Caltagirone uno dei principali riferimenti dell'arte ceramica in Italia.